A sei mesi esatti dalla scomparsa improvvisa di Roberto Bonelli, dovuta ad un incidente di arrampicata nel Parc National des Ecrins, questo breve articolo vuole essere il mio saluto all’amico che ha saputo trasmettermi la passione per l’arrampicata e per la montagna.
Le Alpi non sono e non saranno più le stesse senza di te.

Quando raggiungemmo la terra ferma in Messico, avevo paura di lasciare la presa della barca. Non avevo più forze. Ero così stremato da temere che in mezzo metro d’acqua, così vicino alla salvezza, sarei annegato. Mi trascinai fino alla riva e mi accasciai sulla sabbia. Era calda e soffice, come premere il mio viso contro la guancia di dio. E da qualche parte due occhi mi sorridevano perché ero lì.
Ero talmente indebolito che mi muovevo appena. E così Richard Parker mi precedette, si stirò le zampe e camminò lungo la riva. Al confine della giungla, si fermò. Ero certo che si sarebbe girato a guardarmi, abbassato le orecchie e ringhiato. E in qualche modo avrebbe portato ad una conclusione il nostro rapporto. Ma fissò solo la giungla e continuò dritto. E poi Richard Parker, il mio feroce compagno di patimenti che mi aveva fatto sopravvivere, scomparve per sempre dalla mia vita.
Dopo qualche ora un esemplare della mia specie mi trovò, se ne andò e ritornò con delle persone e mi portarono via.
Piansi come un bambino, non per la gioia di essere sopravvissuto, anche se ne ero colmo. Piangevo perché Richard Parker mi aveva lasciato in quel modo così brusco.Ero disperato. – monologo estratto dal film Vita di Pi, consigliatomi qualche anno fa da Bonelli.
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